mercoledì 30 novembre 2011

L'uomo e la poltrona

Oh, che peso... pfff, mi fa reclinare il mento sul petto, le guance elastiche immobili; non ho mai avuto la pelle della faccia cosi pesante. Un’ espressione fissa, come assopita, un innaturale turgore, idropisico. Le gambe ormai cilindri calcificati, esangui. Sto incorporando me stesso, in uno spesso, acromatico amorfismo, come formaggio che, fuso, raffreddato rapprende. Mi sciolgo in un’unica massa grassa con la poltrona su cui mi spalmo, comodo. Non filtro aria, sono diventato una cosa, liscia, lì nell'angolo, tra gli scaffali dei libri e la gente che passa e si ferma. Una ragazza ne prende uno, distratta, magra, flessuosa, mi guarda e si siede su di me. Prendo lentamente le sue forme, ricalco le pieghe del suo abito corto di maglia leggera; la avvolgo inerte mentre lei sprofonda silenziosamente nella mia materia densa. Legge e soffoca dolcemente e sparisce in me. Seduto davanti a scaffali pieni di libri, la gente che passa e si ferma, morbido, stanchissimo, avvolgente assassino.