sabato 7 maggio 2011

Volere e potere: riflessioni sul venditore di Hotdog

Mi piace molto l'apologo dell'uomo degli hotdog e mi ha sorpreso aver letto, su alcuni social network dove è stato pubblicato, commenti che invitavano a non prenderlo sul serio, a non farsi illusioni, a non dare credito all'ennesima americanata per persone mai cresciute. Volere non è potere. Ci è mancato poco che quacuno tirasse fuori il fantasma del Trionfo della Volontà della Riefenstahl o il concetto di volontà di potenza. C'è addirittura chi ha lamentato la scarsa diffusione del pensiero critico, unico antidoto a queste facili seduzioni per menti deboli. Si è sottolineato come tali ottimismi siano destinati a generare solo disillusione, frustrazione e scacco. Volere – ribadiscono - non è potere. La crisi economica e morale sarebbe da considerare un dato di fatto ineluttabile contro cui non si può far nulla tranne un bagno di presunto realismo. Gli hotdog non si vendono perché nessuno se li può permettere: ci sono i precari, i disoccupati, quelli che non arrivano alla fine del mese.
Tutto vero, sia chiaro, non sono bei tempi i nostri, non sono tempi di vacche grasse di certo, ma è la fissazione arbitraria di un rapporto di causa ed effetto che mi lascia perplesso.
Facciamo un salto indietro, per un attimo. Nel 1929, Wall Street crolla, il Reichsmark non vale la carta con cui è fatto, c'è una crisi di liquidità spaventosa, la gente si uccide per la disperazione. E' appena finita quella carneficina della Prima Guerra Mondiale, ma ad essa non è seguita nessuna ripresa economica, anzi. Da 7 anni l'Italia non è più uno stato liberale, ma è governata da una dittatura che svelerà tra breve il suo vero volto totalitario; il paese è in pieno sottosviluppo, milioni di persone emigrano. Intanto una nuova lunga guerra si sta profilando all'orizzonte, una generazione in pochi anni non ci sarà più, la precarietà non è solo economica.
Ebbene, mio nonno nel 1929 - in piena crisi mondiale – testone, ha voluto fondare una sua azienda. Tra alti e bassi, l'azienda continua a esistere tuttora: è stata più longeva del nonno, dei suoi figli, di qualche suo nipote, del Reich millenario, del fascismo e dell'Unione Sovietica. Eppure il nonno aveva tutti contro, non una lira in tasca e un mucchio di debiti sottoscritti da cambiali. Tutte onorate, a quel che, da nipote, mi consta. E non si tratta di una favola.
E' certamente vero che volere non è sempre potere, ma è altresì vero che non volere è sempre non potere. E l'unico modo di sapere se "si può" o "non si può" è provarci. E non c'è filosofo, crisi, weltanschauung, profeta, sibilla, oracolo che ci possa esimere dal provarci.
Mi chiedo quante volte dietro l'affermazione "non si può", non si nasconda la paura di tentare e cambiare o il timore insopportabile che ci riesca qualcun altro togliendoci ogni scusa. Mi stupisce non poco che volere fare qualcosa e provarci pur non avendo nessuna certezza di riuscirci significhi non avere pensiero critico, essere magari un po' stupidotti o condizionati dal modello culturale anglosassone, come se il modello culturale anglosassone non fosse figlio dell'illuminismo e del positivismo, ma dei luna park. Se c'è un pensiero fortemente caratterizzato dal pensiero critico e dalla libertà di indagine, questo è quello anglosassone. Che preferisco ampiamente alla rassegnazione, quella sì acritica e che confonde con straordinaria presunzione la realtà che vede con tutta la realtà: il mondo si esaurisce sulla mia scrivania, la mia stanza è l'universo. Non male, la “volontà d'impotenza” come simulacro di onnipotenza. Altroché voler vendere salsicce a precari, disoccupati o semplici golosi.
Nel cartone animato "La principessa e il ranocchio" una cameriera nera sogna di aprire un ristorante e alla fine ci riesce. Secondo un filosofo acuto, sarebbero cose da non raccontare ai bambini che in questo modo si possono fare illusioni. Dovete rassegnarvi, bambini, perché quando, in quell'altra favola, il lupo si è mangiato la nonna e Cappuccetto rosso, se le è proprio masticate e digerite. Non le troverete vive nella sua pancia. Sono morte sbranate, capito bambini? Sono ormai un bolo grumoso di sangue, ossa e dentiera nello stomaco della belva, non ci sono più. Scordatevele; il cacciatore vi ha imbrogliato. E voi bambini neri, non crediate di potervi mettere in testa di diventare magari – che ne so – ristoratori o – figurarsi - presidenti degli Stati Uniti. Siete matti? I presidenti degli Stati Uniti sono solo bianchi! O no?...
Verrebbe da pensare che forse i filosofi non capiscano granché di cartoni animati... o, più semplicemente, che solo con la volontà si costruisce e solo facendo, creando, si viene a contatto coi propri limiti e si può imparare a superarli o ad accettarli.

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