Un'opera essenzialmente imperfetta, in senso etimologico,
non portata a termine, che non trova definizione, confini. L'imperfezione è la condizione necessaria per qualsiasi cambiamento: non c'è miglioramento senza
imperfezione. La perfezione invece è
il coronamento di un processo di creazione che non può più essere diverso da quello
che è, non può più arricchirsi, integrarsi. È compiuto e nel suo
compimento è depauperato di
qualsiasi potenzialità
alternativa. Può solo
distruggersi, annullarsi, perdere qualsiasi senso nella sua perfezione statica
perché il senso, la
direzione, il significato sono termini relativi che rimandano ad altro. Sono
tappe, passaggi, pietre miliari lungo un cammino. Non trovano spazio nella perfezione,
nella perfezione tutto si ferma e finisce.
Cambiamento, miglioramento, evoluzione vivono di
imperfezioni. Se ci lasciamo trascinare dall'opera di Giacometti e portiamo
l'attenzione alle organizzazioni e alle imprese ci rendiamo conto
dell'importanza dell'imperfezione per la sopravvivenza di quelle realtà. Non esiste mai un modello organizzativo
perfetto, esiste invece un sovrapporsi di imperfezioni in costante dialogo. Un
modello astratto non trova mai realizzazione: un'organizzazione è sempre il risultato in
fieri di infinite dinamiche che si integrano, si combattono, si selezionano.
Organizzazione deriva dal latino organum, strumento, mezzo.
L'organizzazione è lo strumento con
cui gli uomini realizzano un risultato, l'organizzazione quindi incide sul
risultato da realizzare, non è
una distribuzione di potere e funzioni. Organum deriva dal greco èrgon che significa lavoro. L'organizzazione è uno strumento di lavoro, un
mezzo finalizzato alla collaborazione delle persone, non un santuario dove si
celebrano le stratificazioni del potere e della gerarchia. È un costante tentativo di
raggiungere e migliorare un obiettivo condiviso. L'organizzazione è pertanto in sé giacomettiana, in costante
divenire, una tensione creatrice collettiva dove migliaia di dita plasmano
l'opera. Non può essere - e non è mai, in realtà - imposta dall'alto: è un costante processo
negoziale in buona parte inespresso, latente, generato dall'interdipendenza dei
comportamenti e dal fatto stesso di essere parte di un'organizzazione o
occupare uno spazio in un ufficio.
Ecco quindi che l'arte di Giacometti ci richiama a riflettere sulla dimensione delle nostre esistenze come hommes
qui marchent anche in quei contesti in cui crediamo - o speriamo - che la
nostra libertà e la nostra
responsabilità non abbiano modo
di dispiegarsi nella loro più
ricca pienezza o in cui, più
semplicemente, temiamo di doverne prendere atto e operare di conseguenza.